Giancarlo Brocci
la storia di un perdente di successo
Giancarlo Brocci
la storia di un
perdente di successo
#broccipensiero
Il male di vivere
Si ferma anche Tom Dumoulin, vinse il Giro 2071.
Pane e pallone
A proposito di passioni rubate e di come si viveva il calcio.
Il Lockdown del ’39
La guerra passava in diretta mentre l’innocenza evaporava.
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Iscritto d’ufficio a ogni cordata perdente
Come Wil Coyote e Paperino, come Gatto Silvestro ed Ezechiele Lupo, come l’ultimo Inca, come un gorilla di Virunga o una tigre siberiana, come Bitossi a Gap e Poulidor al Tour: perdenti di successo.
Ma quando il gioco è truccato quelli giusti sono i perdenti.
le ultime da Facebook
Inizio a scrivere che manca un quarto alle 8 ma avrei potuto farlo ben prima. Dormito quasi niente, dopo lunga quiescenza persino le emorroidi si son rifatte vive. Ma stanotte ho compiuto 67 anni, l'età che non ho fisicamente, la metà degli anni che sento di aver vissuto. È una soglia, comunque, a cui una qualche pensione dovrei averla maturata; però dice che la sociale no, altre marchette non ne tengo se non quelle, incredibili, de Gli Uragani e, credo, quanto ho pagato di obbligatorio da medico per l'iscrizione all'Ordine. Sinceramente? Importa niente, zero, sega, con tutto ciò che ho passato e pagato. Giuro che ora non ho più un bisogno, caro Luciano Berruti che sai, potrei fare un voto di povertà domattina. Ma mi girano uguale, tengo una tensione morale inesausta, ieri sera chiudo col calcio visto quando uno ammodo come Prandelli toglie Ribéry, l' unico che sa giocare, perché così fan tutti, come uno Spalletti, un Agroppi a suo tempo, un qualsiasi spengitore di sogni. Un calcio in cui la piccola differenza possono farla solo 3 vecchi e uno sta al Festival non merita più di essere visto. Ma ieri avevo partecipato anche alla conferenza di Strade Bianche e dintorni e tornerò sul tema solo venerdì, farò l'elenco per RCS e le nostre Istituzioni di coloro che meriterebbero tratti di strada bianca intestati, un po' più del buon Kiatowsky. E di cosa è rimasto della politica mi capitò sempre ieri di fare disamina con vecchi arnesi, così come di parlare di una socialità che si è spenta definitiva per eutanasia. Ma non voglio perdere niente della fama di storico rompitore di coglioni che mi sono costruita nel tempo. Chi mi vuol bene mi segua via social, mi regali per questo compleanno di pensione l' attenzione che meritano le tante cose che sento e che non hanno più voce, così come le tante persone perbene. Intanto abbiamo L' Eroica e la sua gente, che ieri ha riscosso il solito botto di amore aprendo e chiudendo subito le iscrizioni. Cercate di volerlo anche a me, finché avrò fiato vedrò di raccontarvene tante. Senza regalare niente ai furbi ed ai cialtroni, che credono di essersi presi tutto a prescindere.
Certo, scrivo anche per raccontare a me stesso, scrivo anche perche è un ultimo di carnevale senza suoni né balli; e, da tempo, son serate senza circolo e riunioni, in cui la buca scavata nel divano sta per toccarmi terra. Sto a pensare al folto gruppo di letterati di ciclismo, a quanti leggo con piacere un po' ovunque, a tutto ciò che si va riesumando in termini di passioni di ritorno. Certo, ne scrivo e parlo volentieri anch'io ma finisco per riconoscermi un peccato originale di partenza: quanto mi sono speso anche per metterlo in strada questo sport! Ho accennato alla prima corsa che organizzai, e per raccontarmela meglio son tornato a chiedere a Fabio Bellucci, lo "storico", mio compagno di un viaggio folle a Montechiarugolo; si, proprio il luogo dell' amico Ghiretti e della sua Polverosa. Era il 1973, luglio, avevo messo in moto il "Gamba", vecchio calzolaio ciclofilo, per organizzare una corsa ciclistica di Allievi, ovviamente Gaiole in Chianti, occasione la prima Festa de l'Unità nell'unico paese democristiano della provincia più rossa d'Italia. A 10 giorni dalla data avevamo solo 28 iscritti, eravamo troppo nuovi del mestiere, e decisi di tentare l'ingaggio di qualche squadra extraregionale. Via col mio Bellucci e col Dyane 6, viaggio transappenninico mica da ridere, per andare a questa garetta nel parmense, segnalata giusto per rivista federale. Un gruppo accettò davvero e venne con 6 ragazzi, credo proprio il Traversetolo paese del buon grande Ziveri. Si poté così partire in 32, risicata sufficienza, vinse quel Graziano Salvietti dell' Olimpia Fam Valdarnese che avrebbe per altri 5 anni riempito di duelli rusticani con Veltro e Barone le nostre sagre di paese.
Quanta strada hanno sotto anche i miei sandali!