Santi e Rosa

 

A proposito di passioni rubate e di come si viveva il calcio

 

Alla politica perduta avevo già dedicato il post scorso, stasera meglio tornare ad altro e ad un altro che fu, il mio calcio di ragazzo. La prima volta allo stadio a Firenze, che altro?, fu per Fiorentina-Inter, 25 aprile 64, il campionato dello spareggio che andò al Bologna di Fuffo Bernardini a spese di quella formidabile Inter del Mago Herrera.

Ovviamente partita persa, 1 a 3, doppietta di Mazzola e sinistro di Corso con appena un bagliore viola di tal Seminario. Leggere di Fiorentina, da bambino al Barrino, veniva subito dopo il ciclismo e valse per imprinting, come Lorenz per le anatre, così forte da residuare ancor oggi a calcio ormai morto.

Per un Fiorentina-Milan di ottobre 65 si arrivò allo stadio che era già chiuso tutto, esaurito da oltre 60 mila. Zio Sergio, di stanza al Galluzzo con zia Silvia e cugina Gisella, mi prese sulle spalle e mi affidò a gente che già stava sulle scale per salire Maratona, issato a braccia. Lui riuscì a entrare nel secondo tempo, quando aprivano i cancelli; per una volta si vinse, Morrone alla fine.

Ci tornerò la prossima, a raccontare di storie minime che credo sia sano rivivere; di sicuro fa bene a me.

Era il periodo che la TV mandava un tempo in registrata alle 19, imperava la radio, con la “Stock di Trieste che presentava “Tutto il calcio minuto per minuto” quando già i primi tempi si erano giocati e non esisteva nessun modo di aggirare la suspence di un annuncio che poteva cambiarci l’umore di una settimana” (dal libro del Centenario della Chiantigiana).