
Quando è il caso di dire “I valori di una volta”
Il senso dell’impegno a trasmettere e condividere valori lo devo ad un credo che viene da basi solide e da un’idea militante di impegno civile e sociale.
Una volta i presidi educativi erano diversi, solidi e collaudati, a prescindere dal quanto riuscivano a forgiare ogni singolo: famiglia, scuola, chiesa o sezione, più una società in cui vigeva ancora il rispetto per l’autorità ed i vecchi.
Oggi si è disgregata molta parte di questo tessuto, una liquefazione indotta dalla trasformazione dei consumi e dai livelli di stratificazione delle condizioni di vita individuale, sempre più connessa in digitale, sempre più lontana nei rapporti interpersonali, spesso anche nei meccanismi minimi di mutuo soccorso.

La mia generazione rappresenta un trait d’union tra quella dei contadini, uguali a sé stessi per millenni, e l’attuale globalizzata, quella che ha vissuto sulla propria pelle ogni rivoluzione materiale e del costume.
Siamo nati in una povertà dei consumi che era comunque ricca di principi, di comune buon senso, di sentimenti condivisi.
Tra quello che troverete su questi scritti, testimonianze, immagini, vi sarà lo sforzo di tornare a proporre una piattaforma del buon vivere, di educazione, di cortesia, di rispetto per il prossimo e per l’ambiente: è il concetto di lunga vita, ossia la proposta di recuperare una comunione di sentimenti, una serie di comportamenti virtuosi, un impegno a rendere migliore ciò che è di tutti.
Quel che ci circonda è un patrimonio che deve tornare ad interessare ognuno di noi, un modo per valorizzare anche ciò che è corretto fare a prescindere dalle personali convenienze, anche senza preoccuparsi se ciò che si riceve in cambio non corrisponde, come spesso capita, alle attese.
Dobbiamo provare a guardare davanti a noi con occhi puliti, a cercare di produrre gioia, partendo dalla considerazione che la ricerca della felicità passa, prima di tutto, dal provare a fare la cosa giusta. Magari servirà “solo” a mettere in circolo, in rete, a selezionare brava gente, a scambiarsi opinioni fra quanti condividono passioni e storie, nostalgie più o meno celesti, sapendo che se un altro mondo non dovesse essere più possibile magari lo sarà un altro modo di vivere e di comunicare, una maniera diversa, forse più antica, forse modernissima, di riappropriarsi del gusto della fatica, della condivisione contro l’agonismo, del pensiero eroico contro l’inarrestabile silicone.